Già nel 2002 usciva per i tipi della casa editrice Erich Schmidt Verlag di Berlino l'Handbuch Französisch. Sprache – Literatur – Kultur. Für Studium, Lehre, Praxis ([
Non è certo possibile descrivere in dettaglio il volume e i numerosi contributi. Con di più, un giudizio sulla parte più prettamente letteraria e – per lo meno in parte – sulla sezione dedicata agli studi culturali esula dalle competenze del recensente; si procederà dunque ad analizzare l'impianto generale dell'opera, mentre l'attenzione si soffermerà solo puntualmente su alcuni aspetti che sono parsi particolarmente evidenti, nella piena consapevolezza di un certo rischio di arbitrio insito in tale selezione.
Innanzitutto sorgono due domande. La prima domanda è: a chi si rivolge il volume? Dal Vorwort [VII–X] delle curatrici pare potersi capire che il volume è destinato principalmente al mercato tedesco – non tedescofono: così vi sono indicazioni sull'interesse per l'italiano nelle scuole tedesche e si rimarcano i rapporti storici tra Italia e Germania (intese, si ritiene, come entità geografico-culturali), non però sulla situazione in Austria, Svizzera (o addirittura Liechtenstein). La seconda domanda è invece se il volume sia dedicato allo studio dell'italiano o dell'Italia. Si tratta di due prospettive complementari, ma non identiche. In realtà, l'approccio scelto pare «misto», concentrandosi gli aspetti letterari e culturali sullo spazio politico-culturale italiano, mentre nella sezione linguistica vi sono «escursioni» in Ticino (Die Italoromania: Das Italienische im Tessin di Ursula Reutner [65–72]) e Corsica (Die Italoromania: Korsisch di Aline Haist e Rolf Kailuweit [72–77]).
Ma dedichiamoci alla descrizione dell'opera, lasciando aperti (per ora) i quesiti di cui sopra. Il ponderoso volume (XIV + 691 pagine) è suddiviso in cinque sezioni principali, a loro volta suddivise in un numero variabile tra due e quattro sottosezioni, per un totale di 97 contributi o capitoli, a cui si aggiungono il Sachregister [657–675], il Personenregister [677–690] e il Verzeichnis der Autorinnen und Autoren [
La parte contenutistica si articola come segue: la prima sezione Das Italienische als Nationalsprache è suddiviso nelle tre sottosezioni I. Das Italienische aus synchronischer und diachronischer Perspektive (quattro capitoli), II. Das Varietätengefüge (sei capitoli) e III. Bedeutung und Gebrauch des Italienischen (due capitoli). La seconda sezione è intitolata Strukturen der italienischen Sprache e presenta le sottosezioni I. Aussprache und Rechtschreibung (tre capitoli), II. Der Wortschatz (quattro capitoli), III. Wortbildung und Phraseologie (tre capitoli) e IV. Satzgrammatik (13 capitoli). A questa segue una terza sezione di stampo linguistico, Das Italienische in der verbalen Interaktion, suddivisa in I. Text- und gesprächslinguistische Fragestellungen (quattro capitoli) e II. Das Italienische in der Gesellschaft (cinque capitoli). Nelle tre sezioni vengono affrontati in linea di massima tutti i principali aspetti, sia sistemici sia sociolinguistici e pragmatici, rilevanti nell'analisi della lingua italiana, dalla sua evoluzione diacronica, alla caratterizzazione tipologica, dal diasistema alla fonologia, dall'ortografia alla stratificazione lessicale all'onomastica e all'etimologia, fino alla formazione delle parole, alle collocazioni, alle strutture frasali, al sistema pronominale, dalla grammaticografia ad aspetti di pragmatica, dai corpora dell'italiano fino all'italiano dei media. In questo senso il volume si rivela davvero uno strumento di consultazione prezioso per chi affronta aspetti legati all'analisi linguistica dell'italiano.
Alle tre sezioni precedenti segue una sezione dedicata agli studi letterari (Literaturwissenschaft), suddivisa in I. Literaturtheoretische Grundlagen (otto capitoli), II. Italienischsprachige Literatur (chronologisch) (otto capitoli) e III. Besonderheiten der italienischen Literatur (sette capitoli). La parte contenutistica dell'opera è chiusa dalla sezione Kulturwissenschaft, suddivisa in I. Grundlagen der Kultur- und Landeswissenschaften (tre capitoli), II. Geschichte und Politik Italiens (sei capitoli), III. Italien: historisch-systematische Problemfelder und Schlüsselbegriffe (nove capitoli) e IV. Kultur, Medien, Öffentlichkeit (dodici capitoli). Anche queste due sezioni paiono offrire un'introduzione ampia, se non esaustiva, alle tematiche che vengono affrontate nei corsi di studio di italiano. Nella sezione dedicata agli studi letterari si presentano infatti, oltre a fondamentali concetti teorici di base, sia un quadro storico-cronologico della letteratura italiana, sia approfondimenti su alcuni aspetti, come il ruolo della questione della lingua o il rapporto tra letteratura e cinema e letteratura e musica. Nella sezione dedicata agli studi culturali le tematiche spaziano dal sistema politico all'evoluzione demografica, dall'emigrazione ai media, dall'architettura alle subculture, per arrivare alla moda e alla cultura gastronomica (manca però un approfondimento sul ruolo dello sport).
Come si può evincere dalla struttura presentata più sopra, a tematiche di stampo linguistico viene dedicato uno spazio maggiore rispetto agli studi di letteratura e culturali, il che si traduce in un maggiore numero di capitoli, ma anche di pagine: quasi trecento per le prime, poco più di 160 per i secondi e di 190 per i terzi. Le tematiche trattate sono, come già evidenziato, in linea di massima di stampo generale, volendo offrire un'introduzione a diversi aspetti della lingua, della letteratura e della cultura e società italiane (e d'Italia), ma non mancano contributi su aspetti più specifici, che possono costituire una prima base per ulteriori approfondimenti. Lo spettro di argomenti che vengono affrontati è ampio e va senz'altro a coprire buona parte degli aspetti con cui, durante il loro studio di italianistica, gli studenti avranno modo di confrontarsi. Il volume va dunque a colmare una lacuna nell'editoria scientifica italianistica di lingua tedesca e per questo va accolto positivamente. La competenza degli autori e delle autrici coinvolti nel progetto è indubbia. Ma si permettano anche qui alcune considerazioni: le curatrici scrivono [VIII] «[d]ie Autorinnen und Autoren dieses Handbuchs sind zu einem Großteil Vertreterinnen und Vertreter der Italianistik an deutschsprachigen Hochschulen. In diesem Sinne bildet das ‹Handbuch Italienisch› einen relevanten Ausschnitt der deutschsprachigen Italianistik ab». Questo sembra solo in parte corretto. Dei 97 autori solo dieci non sono «collocabili» in territori germanofoni (e di questi, cinque hanno svolto il loro cursus studiorum e la carriera accademica almeno in parte in Germania), solo due operano in Svizzera e nove in Austria. Ma anche in questo caso, solo cinque non sono di formazione tedesca (mentre tra gli autori operanti in Germania, solo una pare formata in Austria). Più che di italianistica germanofona, si può forse parlare più correttamente di italianistica tedesca, che viene qui rappresentata. L'impressione che il volume sia concettualmente rivolto alla Germania (e non al mondo germanofono tout court), già notata prima, pare confermata anche dai contenuti di alcuni contributi, come ad esempio dell'articolo di Sylvia Thiele dal titolo Der Unterricht des Italienischen in deutschsprachigen Ländern [84–94], dove l'attenzione è rivolta quasi esclusivamente alla Germania, mentre per Svizzera, Austria e Alto Adige/Südtirol (ma qui la situazione è completamente diversa!) l'autrice si limita a pochi dati statistici, e di quello di Eugenio Spedicato Deutsch-italienische Kulturbeziehungen [474–479], dove «Deutsch» è evidentemente inteso come afferente l'attuale Germania: nulla infatti si dice dei rapporti culturali tra i territori della Penisola e quelli della Svizzera o dell'attuale Austria.
Dell'importanza che assume il volume nel panorama editoriale scientifico sull'italiano si è detto; ingrato compito del recensente è però anche quello di evidenziare quali siano eventuali punti di criticità. Partiamo dalla già citata introduzione delle curatrici, dove si afferma che «[d]as ‹Handbuch Italienisch› präsentiert grundlegende Themen aus den drei wissenschaftlichen Teildisziplinen der Italianistik: der Sprachwissenschaft, der Literaturwissenschaft und der Kulturwissenschaft» [VIII]. Linguistica, studi letterari e culturali non sono però Teildisziplinen che vanno a formare una disciplina «Italianistik»; si tratta piuttosto di discipline autonome che, in ambito accademico, sono riunite a formare un Fach, un campo di studi, che è appunto l'italianistica (sulla differenza tra Disziplin e Fach cf., tra gli altri, [
Rimaniamo in ambito istriano: lascia perplessi che, nel contributo di Ursula Reutner Die politische, wirtschaftliche und kulturelle Bedeutung des Italienischen [78–84], si parli di «historische Region Julisch Venetien» [
Spostiamoci altrove: che nel capitolo dedicato alla Kulturpolitik und Medienlandschaft in Italien ([584–592], di Michele Vangi) si affermi che Silvio Berlusconi «in den 1980er Jahren» fu il primo imprenditore, «der durch drei TV-Privatsender [...] ein italienisches Netzwerk (Mediaset) bildet» [
Alcune scelte paiono poco comprensibili, sia a livello strutturale, sia all'interno dei singoli contributi. Anche in questo caso ci si limiterà a pochi esempi: innanzitutto, la suddivisione delle tematiche linguistiche in tre sezioni può certo essere giustificata dalle diverse prospettive che si assumono, costituisce tuttavia un elemento di squilibrio rispetto alle altre due discipline, gli studi letterari e culturali. Per quanto riguarda i contenuti, invece, ci si chiede perché manchi un contributo dedicato alla struttura amministrativa dell'Italia, in cui si chiariscano per esempio le diverse competenze spettanti da una parte allo stato centrale, dall'altra agli organi regionali e territoriali come province e comuni – un sistema che si presenta assai diverso da quelli federali o confederali dei territori di lingua tedesca (ad eccezione del Liechtenstein). Altrettanto incomprensibile è la scelta di inserire i capitoli sull'italiano in Ticino e in Corsica, cui si è accennato sopra, nella prima sezione, dedicata all'italiano come lingua nazionale. Le varietà di queste due regioni infatti possono essere considerate solo da un punto di vista geolinguistico parte del continuum italoromanzo, non però come dialetti da una prospettiva sociolinguistica, come ci si attenderebbe in una parte del volume dedicata alla lingua nazionale. Stupisce anche a fronte dei due capitoli succitati, che manchino (quasi) completamente cenni all'Istria slovena e croata e alla situazione linguistica (e politica) locale. Solo brevissime note [
Refusi tipografico-formali sono forse inevitabili in un volume di queste dimensioni; se ne segnalano qui solo alcuni: l'accapo itali-ano [
L'uscita sul mercato di un compendio di studi italianistici, che possa servire agli studenti – ma anche ai docenti – come primo strumento di consultazione su tematiche generali, che offre però anche alcuni approfondimenti su aspetti specifici, è sicuramente gradita. Il volume in oggetto assolve senza dubbio a questa funzione, presentando un quadro orientativo degli argomenti più trattati nello studio dell'italianistica, e per questo è certo da accogliere con favore. Sulla qualità della stragrande maggioranza dei contributi non c'è da obiettare alcunché, anzi, ve ne sono di notevole caratura e non c'è da temere sull'ampia ricezione che otterrà l'opera. Tuttavia alcune revisioni, in una seconda edizione, sarebbero senza dubbio auspicabili. Ci si augura che questa rassegna possa contribuire a un tanto.
By Luca Melchior
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